Il redditometro è lo strumento che utilizza l’Agenzia delle Entrate per confrontare il tenore di vita del contribuente con i redditi dichiarati. Nei prossimi mesi entrerà in funzione la nuova versione. Vediamo come funziona.
Spese esaminate.
L’Agenzia prenderà in esame una serie di spese, classificate in sette categorie (abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, attività sportive e ricreative, altre spese significative, investimenti mobiliari e immobiliari). I dati saranno acquisiti attraverso una serie di canali già attivi, quali pubblici registri, elenchi trasmessi dalle assicurazioni e banche, elenco clienti e fornitori, altre amministrazioni pubbliche, mentre per quanto riguarda la quota di spese correnti (ad esempio abbigliamento o alimentazione) verranno stimate sulla base delle elaborazioni ISTAT, distinguendo i cittadini in base ad alcuni parametri (per esempio il luogo in cui vivono).
Chi è soggetto al redditometro.
Per ovvie ragioni pratiche il redditometro non potrà essere uno strumento di controllo di massa (si parla di circa 35.000 verifiche nel corso del primo anno) ma si concentrerà su quei soggetti che verranno individuati in base a dei parametri prescelti, che potranno essere molteplici in funzione delle informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate. Secondo quanto annunciato non verranno sottoposti a verifica coloro che presentino uno scostamento tra reddito presunto e reddito dichiarato inferiore a 12.000 euro, ma è bene precisare che tale criterio non è previsto dalla norma. Lo strumento interessa potenzialmente tutti i contribuenti, a prescindere dall’attività svolta, in quanto è evidente che essere percettore di redditi da pensione o lavoro dipendente non esclude a priori la possibilità di nascondere al fisco altri redditi.
Come funziona
Una volta individuato un contribuente che presenti uno scostamento ritenuto significativo tra spese e redditi dichiarati, questo verrà invitato presso gli uffici dell’Agenzia al fine di instaurare il contraddittorio; in quella sede il contribuente potrà dimostrare che il denaro speso proviene, ad esempio, da redditi che non andavano dichiarati (in quanto esenti o soggetti a tassazione separata), da vincite, da donazioni, da prestiti. Se le giustificazioni non saranno ritenute convincenti e lo scostamento sarà superiore al 20%, scatterà l’avviso di accertamento.
Come difendersi
E’ quanto mai opportuno che il contribuente tenga la documentazione che dimostri che parte delle spese sono state sostenute mediante denaro, per esempio, donato da un familiare, piuttosto che da una vincita. In questi casi è necessario che tali movimenti risultino da copie di assegni, ricevute di bonifici o quant’altro, evitando la movimentazione di denaro contante; in questo caso sarà impossibile dimostrarne la provenienza, con conseguente accertamento di maggiori redditi. Aspetto più dubbio assumono le spese correnti che vengono stimate sulla base dei dati ISTAT. Premesso che appare del tutto inutile tenere gli scontrini delle spese, perché non potrebbero dimostrare in alcun modo che rappresentano l’intera spesa sostenuta nell’anno, per capire quale rilievo assumeranno occorrerà attendere le pronunce delle commissioni tributarie e della Cassazione in sede di contenzioso che inevitabilmente si creerà in futuro.
Ulteriori informazioni potranno arrivare dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate in attesa di pubblicazione